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  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_157.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_147.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_128.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_093.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_153.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_148.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_129.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_118.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_099.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_096.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_076.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_055.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_125.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_089.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_165.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_131.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_124.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_097.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_123.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_115.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_102.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_095.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_168.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_160.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_156.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_144.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_133.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_116.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_109.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_100.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_098.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_086.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_068.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_058.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_060.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_166.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_163.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_126.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_108.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_101.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_053.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_061.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_155.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_152.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_135.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_127.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_110.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
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    KASH_PalazzoGranafei_Sternatia_080.JPG
  • Palazzo Granafei, è la residenza baronale dell'omonima famiglia che ebbe in feudo Sternatia dal 1733. La sua costruzione è attribuita all'architetto leccese Mauro Manieri prima del 1743 e fu realizzato seguendo lo stile del barocco salentino. Sorge al posto di un precedente castello bizantino e poi aragonese, di cui sono visibili i resti in un portone con arco durazzesco di un'abitazione privata.<br />
La facciata nobiliare dell'edificio è caratterizzata da un elaborato portale d'ingresso, sormontato dallo stemma della famiglia Granafei, e da una lunga balaustra di coronamento che interessa tutto il prospetto. Il lato posteriore del complesso presenta una forma austera, priva di qualsiasi elemento decorativo, e si distingue per il basamento scarpato. Il palazzo è strutturato in tre livelli distribuiti attorno ad una corte interna. Gli ambienti comprendono le stanze residenziali, i magazzini, alcuni locali adibiti a Corte di Giustizia e carceri. Il primo piano è decorato con affreschi rococò di scene mitologiche e di divinità, opera di artisti salentini tra cui Serafino Elmo. Tra le opere d'arte conservate è rilevante una tela seicentesca di Cesare Fracanzano. <br />
(fonte: wikipwedia.org)
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  • Giurdignano (Lecce) - Salento - Cripta di San Salvatore
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  • Giurdignano (Lecce) - Salento - Cripta di San Salvatore
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  • Bari Palazzo D-Domus (de Gemmis)<br />
Referente contatto Sig.ra Angela Favia - tel 080.5238659<br />
 Elegante palazzo ottocentesco dei Baroni de Gemmis, neoclassico. Sulla facciata è posta una lapide marmorea in ricordo di Giuseppe Garibaldi, accolto nel suo arrivo a Bari dal Barone patriota Nicola de Gemmis, primo Sindaco di Bari. Il Palazzo ospitò anche la raccolta del bibliofilo ing. Gennaro de Gemmis, fondatore della omonima biblioteca, la più ampia sulla storia della Puglia.[19]. Il Palazzo fu requisito per usi militari durante la Seconda Guerra Mondiale.
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
<br />
Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
<br />
La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
<br />
L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
<br />
(fonte descrizione: wikipedia)
    KASH_Chiesa_SMariaDelCasale_BR_035.jpg
  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
<br />
La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Bari Palazzo D-Domus (de Gemmis)<br />
Referente contatto Sig.ra Angela Favia - tel 080.5238659<br />
 Elegante palazzo ottocentesco dei Baroni de Gemmis, neoclassico. Sulla facciata è posta una lapide marmorea in ricordo di Giuseppe Garibaldi, accolto nel suo arrivo a Bari dal Barone patriota Nicola de Gemmis, primo Sindaco di Bari. Il Palazzo ospitò anche la raccolta del bibliofilo ing. Gennaro de Gemmis, fondatore della omonima biblioteca, la più ampia sulla storia della Puglia.[19]. Il Palazzo fu requisito per usi militari durante la Seconda Guerra Mondiale.
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  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
    KASH_PalazzoFizzarottiBari_016.JPG
  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
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Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
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Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
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Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Chiesa del Purgatorio, Vico del Gargano (FG)
    LG_vico del gargano, chiesa del purg...jpg
  • Bari Palazzo D-Domus (de Gemmis)<br />
Referente contatto Sig.ra Angela Favia - tel 080.5238659<br />
 Elegante palazzo ottocentesco dei Baroni de Gemmis, neoclassico. Sulla facciata è posta una lapide marmorea in ricordo di Giuseppe Garibaldi, accolto nel suo arrivo a Bari dal Barone patriota Nicola de Gemmis, primo Sindaco di Bari. Il Palazzo ospitò anche la raccolta del bibliofilo ing. Gennaro de Gemmis, fondatore della omonima biblioteca, la più ampia sulla storia della Puglia.[19]. Il Palazzo fu requisito per usi militari durante la Seconda Guerra Mondiale.
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  • Bari Palazzo D-Domus (de Gemmis)<br />
Referente contatto Sig.ra Angela Favia - tel 080.5238659<br />
 Elegante palazzo ottocentesco dei Baroni de Gemmis, neoclassico. Sulla facciata è posta una lapide marmorea in ricordo di Giuseppe Garibaldi, accolto nel suo arrivo a Bari dal Barone patriota Nicola de Gemmis, primo Sindaco di Bari. Il Palazzo ospitò anche la raccolta del bibliofilo ing. Gennaro de Gemmis, fondatore della omonima biblioteca, la più ampia sulla storia della Puglia.[19]. Il Palazzo fu requisito per usi militari durante la Seconda Guerra Mondiale.
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  • Bari Palazzo D-Domus (de Gemmis)<br />
Referente contatto Sig.ra Angela Favia - tel 080.5238659<br />
 Elegante palazzo ottocentesco dei Baroni de Gemmis, neoclassico. Sulla facciata è posta una lapide marmorea in ricordo di Giuseppe Garibaldi, accolto nel suo arrivo a Bari dal Barone patriota Nicola de Gemmis, primo Sindaco di Bari. Il Palazzo ospitò anche la raccolta del bibliofilo ing. Gennaro de Gemmis, fondatore della omonima biblioteca, la più ampia sulla storia della Puglia.[19]. Il Palazzo fu requisito per usi militari durante la Seconda Guerra Mondiale.
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  • Bari Palazzo D-Domus (de Gemmis)<br />
Referente contatto Sig.ra Angela Favia - tel 080.5238659<br />
 Elegante palazzo ottocentesco dei Baroni de Gemmis, neoclassico. Sulla facciata è posta una lapide marmorea in ricordo di Giuseppe Garibaldi, accolto nel suo arrivo a Bari dal Barone patriota Nicola de Gemmis, primo Sindaco di Bari. Il Palazzo ospitò anche la raccolta del bibliofilo ing. Gennaro de Gemmis, fondatore della omonima biblioteca, la più ampia sulla storia della Puglia.[19]. Il Palazzo fu requisito per usi militari durante la Seconda Guerra Mondiale.
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  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
    KASH_PalazzoFizzarottiBari_030.JPG
  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
    KASH_PalazzoFizzarottiBari_011.JPG
  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
<br />
La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
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Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
<br />
Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
<br />
La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
<br />
L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
<br />
(fonte descrizione: wikipedia)
    KASH_Chiesa_SMariaDelCasale_BR_022.jpg
  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
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Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
    KASH_Chiesa_SMariaDelCasale_BR_019.jpg
  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
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Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Il Palazzo Ducale di Scorrano nasce da un’antica fortificazione. Fu Angioina fino al 1399, poi del Principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, nel 1463 divenne Aragonese e ospitò una discreta guarnigione che fu impegnata anche nella liberazione di Otranto(1481). <br />
Dal 1686 Scorrano con il castello fu di pertinenza della famiglia Frisari,che lo acquistò con il titolo di Duca, trasformandolo nella forma attuale. Nel 1894 Donna Teresa, ultima Frisari, portò il titolo e il palazzo nella famiglia Guarini avendo sposato Don Carlo Guarini duca di Poggiardo. Giovan Battista Guarini rappresenta la quarta generazione che possiede e risiede nel Palazzo di Scorrano. I Guarini sono una famiglia di origine normanna,scesi in Puglia durante la conquista del Sud sin dal 1040. Hanno avuto numerosi feudi tra i quali:SanCesario,Alessano,Surano,Acquarica,Caprarica,Poggiardo,Ortelle,Scorrano. Hanno offerto i loro servigi ai vari Re ricevendone ricompense, dato numerosi sindaci alla città di Lecce,e molti figli e figlie alla chiesa.<br />
Il Giardino Storico<br />
Il giardino di 5000 mq su cui si affaccia l’ala interna di Palazzo Guarini,ha un impianto ottocentesco, con la particolarità tutta salentina delle aiuole disegnate con pietre informi legate tra loro con malta e pezzi di coccio. L'apice di questo insieme inconsueto è la fontana, che rappresenta una grotta con un mascherone di pietra da cui sgorga l’acqua che, scendendo lungo una cascatella di pietre, si riversa in una vasca circolare decorata a motivi ornamentali disegnati con cocci e vetri policromi,bauxite, pietre laviche e conchiglie fossili.<br />
Nel giardino vivono piante antiche,alcune inconsuete e rare,alberi da frutta esotici e agrumi dai frutti giganti. Le aiuole hanno bordure di piante aromatiche e sono fiorite in tutte le stagioni. In questo contesto una vecchia vasca di raccolta dell’acqua è stata trasformata in una piacevole piscina per rinfrescarsi durante i mesi caldi.<br />
Palazzo Ducale GuariniPalazzo Ducale G
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  • Il Palazzo Ducale di Scorrano nasce da un’antica fortificazione. Fu Angioina fino al 1399, poi del Principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, nel 1463 divenne Aragonese e ospitò una discreta guarnigione che fu impegnata anche nella liberazione di Otranto(1481). <br />
Dal 1686 Scorrano con il castello fu di pertinenza della famiglia Frisari,che lo acquistò con il titolo di Duca, trasformandolo nella forma attuale. Nel 1894 Donna Teresa, ultima Frisari, portò il titolo e il palazzo nella famiglia Guarini avendo sposato Don Carlo Guarini duca di Poggiardo. Giovan Battista Guarini rappresenta la quarta generazione che possiede e risiede nel Palazzo di Scorrano. I Guarini sono una famiglia di origine normanna,scesi in Puglia durante la conquista del Sud sin dal 1040. Hanno avuto numerosi feudi tra i quali:SanCesario,Alessano,Surano,Acquarica,Caprarica,Poggiardo,Ortelle,Scorrano. Hanno offerto i loro servigi ai vari Re ricevendone ricompense, dato numerosi sindaci alla città di Lecce,e molti figli e figlie alla chiesa.<br />
Il Giardino Storico<br />
Il giardino di 5000 mq su cui si affaccia l’ala interna di Palazzo Guarini,ha un impianto ottocentesco, con la particolarità tutta salentina delle aiuole disegnate con pietre informi legate tra loro con malta e pezzi di coccio. L'apice di questo insieme inconsueto è la fontana, che rappresenta una grotta con un mascherone di pietra da cui sgorga l’acqua che, scendendo lungo una cascatella di pietre, si riversa in una vasca circolare decorata a motivi ornamentali disegnati con cocci e vetri policromi,bauxite, pietre laviche e conchiglie fossili.<br />
Nel giardino vivono piante antiche,alcune inconsuete e rare,alberi da frutta esotici e agrumi dai frutti giganti. Le aiuole hanno bordure di piante aromatiche e sono fiorite in tutte le stagioni. In questo contesto una vecchia vasca di raccolta dell’acqua è stata trasformata in una piacevole piscina per rinfrescarsi durante i mesi caldi.<br />
Palazzo Ducale GuariniPalazzo Ducale G
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  • Il Palazzo Ducale di Scorrano nasce da un’antica fortificazione. Fu Angioina fino al 1399, poi del Principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, nel 1463 divenne Aragonese e ospitò una discreta guarnigione che fu impegnata anche nella liberazione di Otranto(1481). <br />
Dal 1686 Scorrano con il castello fu di pertinenza della famiglia Frisari,che lo acquistò con il titolo di Duca, trasformandolo nella forma attuale. Nel 1894 Donna Teresa, ultima Frisari, portò il titolo e il palazzo nella famiglia Guarini avendo sposato Don Carlo Guarini duca di Poggiardo. Giovan Battista Guarini rappresenta la quarta generazione che possiede e risiede nel Palazzo di Scorrano. I Guarini sono una famiglia di origine normanna,scesi in Puglia durante la conquista del Sud sin dal 1040. Hanno avuto numerosi feudi tra i quali:SanCesario,Alessano,Surano,Acquarica,Caprarica,Poggiardo,Ortelle,Scorrano. Hanno offerto i loro servigi ai vari Re ricevendone ricompense, dato numerosi sindaci alla città di Lecce,e molti figli e figlie alla chiesa.<br />
Il Giardino Storico<br />
Il giardino di 5000 mq su cui si affaccia l’ala interna di Palazzo Guarini,ha un impianto ottocentesco, con la particolarità tutta salentina delle aiuole disegnate con pietre informi legate tra loro con malta e pezzi di coccio. L'apice di questo insieme inconsueto è la fontana, che rappresenta una grotta con un mascherone di pietra da cui sgorga l’acqua che, scendendo lungo una cascatella di pietre, si riversa in una vasca circolare decorata a motivi ornamentali disegnati con cocci e vetri policromi,bauxite, pietre laviche e conchiglie fossili.<br />
Nel giardino vivono piante antiche,alcune inconsuete e rare,alberi da frutta esotici e agrumi dai frutti giganti. Le aiuole hanno bordure di piante aromatiche e sono fiorite in tutte le stagioni. In questo contesto una vecchia vasca di raccolta dell’acqua è stata trasformata in una piacevole piscina per rinfrescarsi durante i mesi caldi.<br />
Palazzo Ducale GuariniPalazzo Ducale G
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  • Il Palazzo Ducale di Scorrano nasce da un’antica fortificazione. Fu Angioina fino al 1399, poi del Principe di Taranto Giovanni Antonio Orsini Del Balzo, nel 1463 divenne Aragonese e ospitò una discreta guarnigione che fu impegnata anche nella liberazione di Otranto(1481). <br />
Dal 1686 Scorrano con il castello fu di pertinenza della famiglia Frisari,che lo acquistò con il titolo di Duca, trasformandolo nella forma attuale. Nel 1894 Donna Teresa, ultima Frisari, portò il titolo e il palazzo nella famiglia Guarini avendo sposato Don Carlo Guarini duca di Poggiardo. Giovan Battista Guarini rappresenta la quarta generazione che possiede e risiede nel Palazzo di Scorrano. I Guarini sono una famiglia di origine normanna,scesi in Puglia durante la conquista del Sud sin dal 1040. Hanno avuto numerosi feudi tra i quali:SanCesario,Alessano,Surano,Acquarica,Caprarica,Poggiardo,Ortelle,Scorrano. Hanno offerto i loro servigi ai vari Re ricevendone ricompense, dato numerosi sindaci alla città di Lecce,e molti figli e figlie alla chiesa.<br />
Il Giardino Storico<br />
Il giardino di 5000 mq su cui si affaccia l’ala interna di Palazzo Guarini,ha un impianto ottocentesco, con la particolarità tutta salentina delle aiuole disegnate con pietre informi legate tra loro con malta e pezzi di coccio. L'apice di questo insieme inconsueto è la fontana, che rappresenta una grotta con un mascherone di pietra da cui sgorga l’acqua che, scendendo lungo una cascatella di pietre, si riversa in una vasca circolare decorata a motivi ornamentali disegnati con cocci e vetri policromi,bauxite, pietre laviche e conchiglie fossili.<br />
Nel giardino vivono piante antiche,alcune inconsuete e rare,alberi da frutta esotici e agrumi dai frutti giganti. Le aiuole hanno bordure di piante aromatiche e sono fiorite in tutte le stagioni. In questo contesto una vecchia vasca di raccolta dell’acqua è stata trasformata in una piacevole piscina per rinfrescarsi durante i mesi caldi.<br />
Palazzo Ducale GuariniPalazzo Ducale G
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  • Un locale completamente affrescato e ricco di oggetti artistici nella casa museo all'interno di "Vincent City", residenza del pittore salentino "Vincent Brunetti"nei pressi di Guagnano in provincia di Lecce. 29/03/2009 (PH Gabriele Spedicato) ..VINCENT BRUNETTI.Affettuosamente identificato con l'appellativo "LA LIBELLULA DEL SUD", Vincent Brunetti è oggi considerato uno dei personaggi più emblematici della vita artistica meridionale..Nato a Guagnano di Lecce il 3 dicembre 1950 e residente a Milano da oltre vent'anni dove per i meriti artistici (egli è infatti pittore e scultore) gli è stato conferito nel 1970 l'AMBROGINO D'ORO. Fu colpito in tenera età dal virus della poliomelite. Gli effetti devastanti della malattia a seguito di due delicati interventi al piede sinistro lo stavano portando ad una quasi totale immobilità..Comincia comunque a dipingere e consegue, con il massimo dei voti, il diploma alla Scuola d'arte di Lecce..Dopo essere stato a Torino, si trasferisce a soli venticinque anni a Milano dove riceve numerosi riconoscimenti ed entra in contatto con elementi di spicco della scena artistica milanese come Francesco Messina (sotto la cui guida frequenta l'Accademia di Brera); Giacomo Manzù che lo segue ed incoraggia nel corso della sua attività; Arnaldo Pomodoro che lo accoglie presso la sua Bottega..Sempre a Milano, egli collabora con l'attrice Paola Borboni ed il poeta Bruno Villar alla realizzazione di numerose attività culturali e di diversi programmi televisivi..Con il passare degli anni egli è sempre più debilitato dalla malattia..Grazie alla geniale scoperta di Mariano Orrico, ideatore "Lamina Bior" secondo il quale, ogni genere di malattia può essere sconfitta con il proncipio dell'elettricità statica, Vincent Brunetti ha potuto recuperare in pieno la sua vitalità e gioia di vivere..Nella sua "DANZA" propiziatoria è espresso in pieno il bisogno di LIBERTA' che è nascosto nel cuore di ogni uomo e nel suo "VOLO" il desiderio di liberarsi dal peso del
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  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
    KASH_PalazzoFizzarottiBari_040.JPG
  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
    KASH_PalazzoFizzarottiBari_039.JPG
  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
    KASH_PalazzoFizzarottiBari_020.JPG
  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
<br />
Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
<br />
La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
<br />
La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
<br />
La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
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Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
<br />
Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
<br />
Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
<br />
La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
<br />
L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
<br />
(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
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Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
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  • Chiesa S.Marco, Vico del Gargano (FG)
    LG_vico del gargano, chiesa S.Marco_...jpg
  • Chiesa S.Marco, Vico del Gargano (FG)
    LG_vico del gargano, chiesa S.Marco_...jpg
  • Bari Palazzo D-Domus (de Gemmis)<br />
Referente contatto Sig.ra Angela Favia - tel 080.5238659<br />
 Elegante palazzo ottocentesco dei Baroni de Gemmis, neoclassico. Sulla facciata è posta una lapide marmorea in ricordo di Giuseppe Garibaldi, accolto nel suo arrivo a Bari dal Barone patriota Nicola de Gemmis, primo Sindaco di Bari. Il Palazzo ospitò anche la raccolta del bibliofilo ing. Gennaro de Gemmis, fondatore della omonima biblioteca, la più ampia sulla storia della Puglia.[19]. Il Palazzo fu requisito per usi militari durante la Seconda Guerra Mondiale.
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  • Bari Palazzo D-Domus (de Gemmis)<br />
Referente contatto Sig.ra Angela Favia - tel 080.5238659<br />
 Elegante palazzo ottocentesco dei Baroni de Gemmis, neoclassico. Sulla facciata è posta una lapide marmorea in ricordo di Giuseppe Garibaldi, accolto nel suo arrivo a Bari dal Barone patriota Nicola de Gemmis, primo Sindaco di Bari. Il Palazzo ospitò anche la raccolta del bibliofilo ing. Gennaro de Gemmis, fondatore della omonima biblioteca, la più ampia sulla storia della Puglia.[19]. Il Palazzo fu requisito per usi militari durante la Seconda Guerra Mondiale.
    KASH_PalazzoD-Domus_016.jpg
  • Bari Palazzo D-Domus (de Gemmis)<br />
Referente contatto Sig.ra Angela Favia - tel 080.5238659<br />
 Elegante palazzo ottocentesco dei Baroni de Gemmis, neoclassico. Sulla facciata è posta una lapide marmorea in ricordo di Giuseppe Garibaldi, accolto nel suo arrivo a Bari dal Barone patriota Nicola de Gemmis, primo Sindaco di Bari. Il Palazzo ospitò anche la raccolta del bibliofilo ing. Gennaro de Gemmis, fondatore della omonima biblioteca, la più ampia sulla storia della Puglia.[19]. Il Palazzo fu requisito per usi militari durante la Seconda Guerra Mondiale.
    KASH_PalazzoD-Domus_004.jpg
  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
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  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
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  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
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  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
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  • Palazzo Fizzarotti.<br />
Il palazzo fu costruito tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del secolo scorso (1905) dall'abilissimo uomo d'affari, da ultimo banchiere, Emanuele Fizzarotti, un leccese dell'emergente borghesia, che volle testimoniare la possanza del nuovo corso economico, ergendosi a mecenate di una nuova era. Si avvalse della progettazione dell'ingegnere E. Bernich, che dopo Napoli, era approdato in Puglia in qualità di sopraintendente ai beni architettonici ed artistici, e dell'architetto A. Corradini, nonché di un esercito di valenti artigiani ed artisti: pittori, scultori, decoratori, mosaicisti, ebanisti musivi, fabbri e vetrai (Murano).<br />
II fabbricato realizzato su un'area di 800 metri quadrati coperti oltre il cortile interno si compone di un piano terra e tre piani superiori raggiungendo l'altezza di metri 21.40. Si impone su qualunque altro edificio della città per il ricercato lavoro umano di cui é permeato e, soprattutto, in quanto testimonianza di quell'eclettismo, di cui l'impronta architettonica neo gotica veneziana é chiaro esempio.
    KASH_PalazzoFizzarottiBari_015.JPG
  • Brindisi, Chiesa Santa Maria del Casale.<br />
La chiesa di Santa Maria del Casale è un'interessante costruzione romanico-gotica sita 2 chilometri a nord di Brindisi, nei pressi del quartiere Casale, sulla strada per l'aeroporto.<br />
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Fu eretta allo scadere del XIII secolo sul luogo dove esisteva una cappella che custodiva un'icona mariana legata ad una pia tradizione a san Francesco d'Assisi che, di ritorno dalla Terrasanta, avrebbe qui pregato. Fu donata nel 1300 dal re Carlo II all'arcivescovo Pandone. Il luogo dove sorgeva la chiesa della Madonna del Casale era solitario e ameno e gli arcivescovi di Brindisi vi costruirono la loro dimora estiva.<br />
Dal maggio 1310 la chiesa e i locali annessi furono utilizzati come "cancelleria" del processo contro i Templari del Regno di Sicilia. In quella occasione, il tribunale composto dall'arcivescovo brindisino Bartolomeo da Capua, dal canonico romano di Santa Maria Maggiore Jacopo Carapelle, dai francesi Arnolfo Bataylle e Berengario di Olargiis, insieme al canonico Nicola il Mercatore, condannarono in contumacia i cavalieri assenti.<br />
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Nel 1322 Filippo d'Angiò, principe di Taranto e la moglie Caterina vi eressero la cappella di Santa Caterina.<br />
Il 26 aprile 1568 l'arcivescovo Giovanni Carlo Bovio cedette ai Frati Minori Osservanti, la chiesa, il terreno e gli edifici attigui. Nel 1598 vi subentrarono i Riformati che conclusero i lavori di costruzione del convento.<br />
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La chiesa nel 1811 fu soppressa dal governo murattiano e fu usata come caserma. I Francescani vi tornarono nel 1824 e cercarono di riparare i gravissimi danni.<br />
Santa Maria del Casale è Monumento Nazionale dal 1875.<br />
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L'edificio è stato recentemente restaurato dai missionari della Consolata di Torino, stabilitisi nell'annesso convento cinquecentesco, del quale è visibile il chiostro.<br />
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(fonte descrizione: wikipedia)
    KASH_Chiesa_SMariaDelCasale_BR_038.jpg
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